Coronavirus: proclamato il cessate il fuoco dopo l’appello dell’Onu

Sono ormai svariate settimane che il Coronavirus ha invaso, oltre che le nostre città, anche le pagine dei giornali.

Molti i temi che sono stati, inevitabilmente, messi in secondo piano dall’emergenza sanitaria: tra di essi anche i conflitti bellici che, purtroppo, continuano ad imperversare in molti angoli del nostro pianeta.

Fortunatamente, le parole pronunciate lunedì 23 marzo dal Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres hanno riportato l’attenzione della comunità internazionale su questi scenari troppo spesso dimenticati.

I civili costretti a vivere in zone di guerra vivono già in condizioni precarie tanto dal punto di vista igienico-sanitario quanto da quello economico: possiamo solo immaginare quali rischi possano correre nel caso il Covid-19 riesca ad imperversare anche in quelle terre!

Contenere il contagio sarebbe impossibile e l’indice di mortalità risulterebbe senza dubbio altissimo.

Per questo Guterres si è appellato a tutte le forze belligeranti chiedendo loro di fare un passo indietro e di concordare un cessate il fuoco, anche se solo temporaneo. C

ontro ogni pronostico, la sua invocazione è stata accolta da Yemen, Siria, Cameron, Filippine (per quanto riguarda Gaza le trattative non possono ancora dirsi concluse).

In questi paesi, interessati da sanguinosi conflitti che durano ormai da molto tempo, i civili possono tirare il fiato e cercare di utilizzare tutte le loro risorse per affrontare una guerra diversa da quella a cui sono tristemente abituati.

Il nuovo nemico è un nemico comune a tutto il mondo: solo concertando un’offensiva globale contro questo virus sconosciuto, potremo avere la speranza di debellarlo nel minor tempo possibile.

Nutriamo ovviamente la speranza che le parti in guerra, una volta rientrata l’urgenza dettata dalla pandemia in corso, riescano a mantenere aperto il dialogo con i loro avversari per cercare una risoluzione definitiva ai conflitti di cui sono protagonisti.

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